Il territorio carsico ed istriano è caratterizzato da voragini rocciose a forma di imbuto rovesciato formatesi con l’erosione di corsi d’acqua e piogge. Esse vengono chiamate “Foibe” e possono raggiungere la profondità di oltre duecento metri. Durante la fine della Seconda Guerra Mondiale queste doline furono utilizzate per eliminare corpi caduti durante gli scontri tra nazi-fascisti e partigiani. Tristemente famoso per questa pratica fu il Movimento di Liberazione sloveno e croato con a capo Josip Borz, conosciuto come “Maresciallo Tito”. Quelli ritrovati furono principalmente cadaveri di vittime di esecuzioni decise da processi sommari o spesso inesistenti. I condannati venivano allineati sull’orlo della foiba, legati fra loro con fil di ferro e fucilati. I corpi colpiti a morte ruzzolavano all’interno dell’inghiottitoio trascinando con sé l’intero gruppo, spesso parte dei condannati precipitava ancora in vita.
In questo progetto ci siamo concentrato sulla ricerca portata avanti negli anni ’90 da Giuseppe Cavini riguardante la foiba denominata “Bus de la Lum”, nel Bosco del Cansiglio, Comune di Tambre (BL). Sulla sua necessità di indagare una verità storica nonostante il tempo trascorso. Una ricerca della verità che si fonde con la voglia di riscatto. Una verità storica che spesso è elusiva, negata, dolorosa e personale ma che non cessa mai di essere presente.