PLAM Studio

P

L

A

M

Prima DELL'ALBA

Installation – Exhibition

COMMITTENTE
Pennabilli Antiquariato

ANNO
2025

LUOGO
Pennabilli (RM)

PRIMA DELL’ALBA è una mostra temporanea sul tema del rito, progettata e realizzata come esito della residenza SERPE SOTTO LA PIETRA, nel contesto del Festival di Pennabilli Antiquariato, presso Palazzo del Bargello, Pennabilli (RN) dal 29 giugno al 13 luglio 2025.

La residenza
SERPE SOTTO LA PIETRA è parte del progetto Habitat, un’iniziativa di Chiocciola la casa del nomade realizzata in partenariato con Associazione Culturale Pennabilli Antiquariato, finanziata da Action Aid Italia E.T.S e Fondazione Realizza il Cambiamento nell’ambito del progetto The CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment, cofinanziato dall’Unione Europea. 

Abstract
L’uomo, sin dall’antichità, affida al rito i momenti più critici della sua esistenza personale e della collettività di cui fa parte. Secondo l’antropologo Ernesto de Martino, il rito nasce per aiutare l’uomo a sopportare una “crisi della presenza“, che esso avverte di fronte ai fenomeni inspiegabili della natura. 

In un’epoca in cui le teorie scientifiche offrono nuove consapevolezze ai temi dell’ignoto, rendendo prevedibili calamità naturali e curabili malattie fisiche o mentali, qual è la funzione effettiva del rito ad oggi?

L’indagine proposta sul tema del “rito” nasce in un territorio, la Valmarecchia, in cui naturale e divino coesistono come faccia della stessa medaglia, in cui il confine tra pagano e cristiano è solo un punto di vista filtrato dal proprio bagaglio culturale e dalla sensibilità della collettività circostante. 

La “spiritualità” qui è resiliente, mutevole e viva, manifestandosi come una possibilità tangibile.

Se la “serpe” è la superstizione che serpeggia sotto la “pietra” dell’evangelizzazione, la “spiritualità” si fa sibilo echeggiante tra gli anfratti, acufene per chi non vuol “sentire”. 

La Notte di San Giovanni (23 e 24 giugno), celebrazione del solstizio d’estate, è il giorno in cui avviene l’incontro per eccellenza dei due mondi, la Serpe e la Pietra, Pagano e Cristiano. Densa di ritualità, diventa lo scenario per l’analisi di due “spazi intraducibili” del territorio: le cellette (o maestadine) e l’Acqua di San Giovanni.

Le cellette della Valmarecchia
La tradizione vuole che
“alla mezzanotte della notte di S. Giovanni, le strade, più precisamente gli incroci, siano percorse da spaventevoli frotte di streghe e lo sprovveduto che incappa in certi incontri rischia la vita o può uscir di senno” (Marco Renzi, 1998, Il Rospo d’Oro). 

Negli incroci, dove le streghe e i demoni si manifestano nella loro essenza, storicamente vengono erette le cellette, testimonianze di “pietra” sul territorio, “spazi intraducibili” dal forte carattere spirituale con una funzione protettiva per la comunità.

Le cellette prese in considerazione in questa indagine fotografica sono ubicate nel territorio compreso nella frazione di Pennabilli e documentate lungo l’arco di un’intera giornata. Tutte le fotografie sono accompagnate da coordinate GPS con l’obiettivo di realizzare una mappatura geografica digitale della loro presenza. Nonostante l’area territoriale scelta sia ad oggi ridotta, il progetto getta le basi per una possibile implementazione futura.

La moltitudine sospesa di maestadine, viene presentata come un atto di interpretazione “foto-radiografico”. 

Un invito a guardare oltre l’oggetto fisico ed immergersi nella portata spirituale di questo territorio.

Il rito
Gli antropologi A. Van Gennep e M. Fortes vedono come primaria la funzione sociale e culturale del rito, considerando il contesto religioso secondario. 

Per sopravvivere nel corso del tempo infatti, i riti sono stati plasmati, rigenerati, talvolta convertiti, cambiando nome e faccia, pur di non perdere il carattere fortemente identitario di una comunità che si rivedeva in essi.

è in questo patrimonio immateriale, tramandato di generazione in generazione, che risiede il vero senso di appartenenza di un individuo ad un luogo, traducendosi in “spiritualità collettività”.

La riscoperta e la divulgazione dei riti, intesi come energia di un territorio, potrebbe essere una risposta, oggi, ad una “crisi dell’essenza” dell’individuo in cerca della sua identità.

Nel tentativo di contribuire a generare una nuova “memoria collettiva” del territorio di Pennabilli, invitiamo ad immergersi nella ritualità della Notte di San Giovanni, lasciandosi “bagnare” dalla tradizione.

L’acqua di San Giovanni
“Dalla convinzione che in certi periodi di passaggio (solstizio) la natura e alcune sue componenti acquistino poteri straordinari” (
Marco Renzi,1998, Il Rospo d’Oro), nasce il rito apotropaico dell’Acqua di San Giovanni.

Un rito che appartiene al buio, sotto la luce incerta della luna. Iperico, lavanda, rosmarino, erbe profumate e fiori, vengono raccolti prima che il giorno li tocchi, immersi nell’acqua e lasciati sotto il cielo della notte del 23 giugno. All’alba, chi si bagna con quest’acqua profumata accoglie il passaggio, lascia andare il vecchio e si affida al nuovo. E’ un rituale ancora attivo nella comunità pennese e lega il potere curativo della natura alla benedizione di San Giovanni Battista, figura di passaggio e purificazione.